EF, Bettiol ci svela: “Sto lavorando per ritrovare la serenità del Fiandre. Olimpiadi? Dipende da come mi sento. Su Evenepoel non commento”
Alberto Bettiol è pronto per una stagione con i riflettori puntati contro. Il vincitore del Giro delle Fiandre 2019 dovrà cercare di confermarsi nelle classiche belghe, in cui l’anno scorso ha mostrato tutto il suo talento. Nella giornata odierna il toscano ha svelato il proprio programma per la prima parte della stagione in una conferenza stampa organizzata dalla Education First presso la propria sede milanese. Un’occasione per ribadire il forte legame tra l’internazionalità del ciclismo e i grandi obiettivi del classe ’93. A margine dell’evento, la redazione di SpazioCiclismo ha intervistato in esclusiva Bettiol, che ha tirato le somme del suo 2019 e parlato con fiducia della prossima stagione.
Come Grand Tour sembra di capire che preferiresti il Giro, anche perché al Tour è stata annunciata una formazione di scalatori, in cui avresti poco spazio personale.
Ho fatto due Tour de France in carriera finora, e gli spazi personali sono stati veramente pochi, anche perché sia nel 2017 sia nel 2019 siamo andati con un leader come Uran, che nel 2017 è arrivato secondo. Io in generale non sono molto adatto ai grandi giri, quindi per me il Tour era quello un po’ più ambito nelle squadre. Di solito ci vanno i corridori migliori. Spero che la tendenza si inverta e che anche il Giro torni a essere importante. Secondo me lo diventerà. Quest’anno il Tour è un po’ più duro rispetto agli altri anni, fin dalla partenza di Nizza. Il Giro invece ha un po’ più di cronometro, un percorso più adatto. Bisogna vedere anche gli altri ragazzi e il percorso di avvicinamento che faranno. Solo al Fiandre tireremo le somme e faremo la squadra per il Giro.
Hai letto le dichiarazioni di Evenepoel, che a seguito del video sulla tua esultanza sul pullman con le domande “Dov’è la Quick-Step?” dopo il Fiandre ha detto che la Deceuninck non ti lascerà più andare via? Cosa ne pensi?
Mi sono chiarito con Lefevere, non ho molto da dire a riguardo. Se lui pensa così, è giusto che lo dica. Io l’ho detto perché sul pullman erano loro la squadra da battere. Mi è venuta in mente questa frase parlando con Vaughters, che era tutta settimana che cercava di trovare un modo per scalfire la corazzata. E ce l’abbiamo fatta. Poi Evenepoel, anche se non ha corso il Fiandre, ha voluto dire la sua. Per ora ha avuto una carriera molto breve (un anno da professionista, ndr). Non commento, sono concentrato su altre cose e non ho tempo da perdere a rispondere a queste cose.
A fine 2019 hai dichiarato che nella seconda parte della stagione ti è un po’ mancata la serenità nel correre. È un aspetto su cui hai lavorato quest’inverno?
Sto lavorando molto per ritrovare la serenità che mi ha permesso di arrivare in forma al Fiandre, anche mentalmente. Sarà più difficile quest’anno, avendo un po’ di pressione in più, ma sono fiducioso perché prima di tutto la squadra mi mette a disposizione tutti i mezzi possibili per provare a vivere lo stress e l’impegno della corsa ad alti livelli. Sono sereno, sto lavorando su di me e sono fiducioso.
La EF annunciò il tuo ritorno con il claim “Alberto is coming home”. Quanto è stato importante l’ambiente EF nel tuo successo nella scorsa stagione?
Qui mi trovo davvero bene, nei primi anni mi hanno permesso di crescere lentamente senza pormi nessun obiettivo. È una bellissima azienda, fatta di giovani, di donne, anche la nostra presidente è donna. Non guarda il ciclismo con lo stress di dover vincere a tutti i costi come fanno altre squadre ma ha una visione molto più ampia e moderna. Infatti facciamo più discipline: enduro, mountain bike, ciclocross. Mi piace stare a contatto con queste persone e mi piace ciò che fanno. Mi sento di essere arrivato a un punto stabile della mia carriera.
Rifaresti la scelta di andare alla BMC nel 2018?
Rifarei tutto, ho iniziato in questa famiglia quando ancora non era EF. Poi ho voluto provare a fare un’esperienza nuova perché dopo quattro anni mi sentivo di cambiare, anche se non avevo molto spazio e non sono andato bene come mi aspettavo. Quell’anno mi ha anche permesso di vivere un altro mondo e di rendermi conto di cosa volesse dire essere a fianco di un grande campione come Greg Van Avermaet. Se ho vinto il Fiandre è anche grazie a quelle settimane in ritiro e nelle corse accanto a lui, imparando da come gestisce lui. Oltre che un amico in gruppo, lui è un campione da cui prendere esempio.
Come cambia il modo di correre le classiche con due corridori come Van der Poel e Van Aert in gruppo?
Sono corridori che vengono dal ciclocross e sanno guidare la bicicletta molto bene. Magari a loro manca un po’ la gestione della corsa, sono entrambi molto esigenti. Le nostre non sono gare di un’ora o un’ora e mezza, ma sono di cinque o sei ore. Se impareranno a gestirsi meglio in corsa, sarà veramente dura batterli.
Parliamo della nazionale. Com’è stata l’esperienza a Yorkshire 2019? Il mondo intero ha visto il tuo sorriso quando è stato ripreso Van der Poel, mentre eri impegnato a rompere i cambi per agevolare l’azione di Trentin e Moscon.
Non avevo mai fatto sette ore e mezza sotto la pioggia, è stata un’esperienza durissima. Quando ho visto Van der Poel all’inizio credevo fosse un altro, non certo lui. Ci vedevo male con gli occhiali, volevo assicurarmi che fosse lui. È stato un mondiale duro per tutti, noi abbiamo dato il massimo e ci siamo comportati da squadra. Forse non avevamo la migliore individualità, ma eravamo imbattibili per il nostro gruppo. Poi Matteo ha perso la volata, ma come squadra abbiamo corso molto bene. E far ritornare agli italiani la passione facendo vedere una nazionale così coesa non era scontato.
Punti alle Olimpiadi?
Guardo a Tokyo, ma intanto mi concentro sulla prima parte. Poi se sarò in grado di dimostrare a Cassani che vado forte, sarò il primo a dire di essere pronto e di volerci provare. Allo stesso modo, in caso contrario sarò il primo a dire che non me la sento. Il percorso ha molta salita: in passato ho dimostrato di poter andare forte anche su percorsi abbastanza duri, ma me la devo sentire io. C’è fiducia reciproca con Cassani, sia per la cronometro sia per la strada bisognerà da vedere.
Se potessi scegliere una corsa da vincere quest’anno, quale vorresti?
La Milano-Sanremo, di sicuro.
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